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Palla moscia Ics

Ics ed io ci siamo conosciuti in un giorno di primavera del 1996 al parco delle Colombare, a Verona.

La Guess ed io eravamo soliti portare la Billa a fare conoscenza con i suoi simili in questa area di verde sulle Torricelle.

Appena parcheggiata la macchina notiamo questo pastore tedesco completamente spaesato, libero da collari o guinzagli ma fermo con sguardo preoccupato.

Il suo muso sveglio e vispo mi tranquillizza, mi avvicino e lo coccolo.

Lui lascia fare ma le mie attenzioni non cambiano il suo stato d'animo di preoccupazione.

Al termine della passeggiata con la Billa, dopo circa mezz'ora, questo bobi era ancora nella stessa posizione di prima, come in attesa di qualcuno.

Iniziamo a pensare che possa essere scappato o che si possa essere perso e ci mettiamo immediatamente all'opera per aiutarlo.

Nelle due ore successive suoniamo a tutti i campanelli delle case nel circondario alla ricerca del possibile proprietario, senza però alcun risultato positivo.

Nel frattempo si sta facendo sera, e Ics è ancora al suo posto, ad aspettare...

Decidiamo di portarlo a casa mia, per dargli da mangiare e bere qualcosa in attesa di ricerche più approfondite, da fare il giorno successivo.

A casa, le ferree impostazioni dei genitori, vogliono che dorma in giardino. Lui passa gran parte della serata, fino a quando riesco ad addormentarmi, di fronte alla porta di entrata di casa, chiedendo con sguardo supplichevole, un pò di compagnia.

Il mattino seguente, quando mi sveglio Ics non c'è più. Stanco di non veder riconosciute le proprie richieste di asilo, ha approfittato di un piccolo buco vicino al cancello di entrata del giardino e si è dato alla fuga.

Provo a cercarlo nelle vicinanze, percorrendo le strade e viottoli su per la collina, che potrebbe aver percorso.

Ma lui non c'è.

Esauriti tutti i posti in cui mi viene in mente di cercarlo, senza ormai la speranza di trovarlo, torno alle Colombare alla caccia di qualche altro indizio. Magari il proprietario si è fatto vivo e ha lasciato un cartello.

E lui era li.

Con lo stesso sguardo spaventato e di attesa, di sospensione, fermo nello stesso posto del giorno precedente.

Per arrivare da casa mia al Parco delle Torricelle ha percorso almeno tre chilometri, ma in mezzo alla città o per le colline, comunque non una via agevole, soprattutto per lui che non l'aveva mai vista essendo arrivato a casa mia in macchina.

Felice di prendersi la dose di coccole che gli riservo ma con sguardo sempre perso nel vuoto.

Decido di portarlo al canile municipale per vedere se qualcuno ne ha dichiarato lo smarrimento e per cercare di interpretare il tatuaggio sotto la coscia, che potrebbe permettere di risalire al proprietario.

Al canile, il vecchio Ics ha purtroppo la sfortuna di imbattersi nel più deficiente dei medici veterinari che io abbia mai conosciuto.

Che per controllare il tatuaggio, lega il muso di Ics con un laccio non avvedendosi che la lingua gli è rimasta incastrata male fra i denti e che iniziava a sanguinare.

Al dolore, il bobi non  può che dimenarsi nel vano tentativo di liberare la lingua.

Tentativo che viene, con grande intelligenza interpretato come nocivo e pericoloso dal Pocobelli.

Accortomi del sangue lo faccio immediatamente notare, proprio mentre il luminare emette la sua sentenza: "il tatuaggio non si vede, e da come il cane si agita e comporta è evidentemente pericoloso. E' meglio abbatterlo."

Non posso ripetere tutti gli improperi che il fallito Mainardi si è sentito recapitare in pieno viso dal sottoscritto.

Si andava dal "incompetente" in peggio.

Recupero Ics, lo calmo con una buona dose di coccole e ci allontaniamo in fretta dal canile.

Da quel giorno, dopo un buon check-up dal mitico Fedeli, Ics ha vissuto in Coni Zugna, sotto le attente cure mie e della Mamota.

La sua provenienza e storia passata ignota mi hanno spinto a chiamarlo X nel senso di non pervenuto, di ignoto.

Le prime due notti ha dormito in giardino. La terza era già su un cuscino di gommapiuma in camera mia, vicino al mio stereo.

 

 

Per oltre due anni, ogni mattina mi ha svegliato appoggiando il suo naso tartufoso umido sul braccio che spuntava dalle lenzuola, per ricordarmi che era ora della passeggiatina mattutina.

Compagno di tante scampagnate, alla Villa dei Cedri (dove alla vista dell'acqua non resiste e si getta)

 

                    

 

sulle montagne intorno a Verona (con Jan)

 

 

o sulla neve vicino a S.Giorgio (con la Billa) 

 

 

 

Durante l'estate del 1998 le sue zampe posteriori decidono molto velocemente di abbandonarlo.

 

Ora corre in cielo con le sue palle che gli sballonzolano a destra e sinistra.

 

 

 

 


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Last update: sabato 26 Dicembre 2010 14.45